La temperatura media del nostro pianeta è in continuo aumento soprattutto a causa della continua emissione della CO2 nell’atmosfera.
L’aumento della temperatura è evidenziato dal riscaldamento degli oceani, dallo scioglimento dei ghiacciai, dall’innalzamento del livello delle acque, dal ridotto innevamento.
Non è questo blog di allergologia il posto adatto per parlare delle catastrofiche conseguenze del riscaldamento globale, come la desertificazione e la migrazione in massa di intere popolazioni, argomenti tanto urgenti quanto negletti, messi troppo spesso in terzo ordine dalla informazione, e spesso dalle nostre coscienze. Parlarne su questo blog ha senso perché il riscaldamento globale ha importanti conseguenze per il paziente allergico.
Per esempio, per il paziente affetto da allergia ai pollini. Il riscaldamento globale ha comportato un prolungamento della stagione pollinica che inizia più precocemente e termina più tardi, una aumentata quantità di polline prodotta dalle piante e una aumentata quantità di allergene nel polline (molto spesso gli allergeni sono delle proteine di difesa delle piante).
L’aumentata frequenza di eventi climatici estremi come temporali, uragani, trombe d’aria comporta l’immissione massiva di elevatissime quantità di polline nell’atmosfera. Questa primavera in certe zone della mia regione ci sono stati picchi di polline per esempio, del nocciolo, di 800 granuli per metro cubo d’aria, quando la quantità sufficiente ad indurre sintomi nell’allergico è di 30-40 granuli per metro cubo!
È facile intuire come molte terapie preventive “saltino” di fronte a queste enormi quantità di polline.
Un’altra conseguenza del “global warming” è la diffusione di piante tipiche di altre regioni con clima più temperato in regioni con clima più rigido con un aumento, questa volta, di specie allergogene.
Accanto ai problemi legati al polline una aumentata diffusione si assiste analogamente per le muffe allergeniche. Quest’estate (2020), l’alternaria, la più importante muffa allergogena, nota per scatenare gravi crisi di asma, è stata massicciamente presente nell’atmosfera nella regione Veneto da Giugno a metà Ottobre mentre classicamente la sua presenza era confinata ai periodi tardo estivi e del primo autunno.
Termino scrivendo che persino gli allergici agli insetti vedono un cambiamento con il riscaldamento globale, una delle specie di vespe più frequenti nell’indurre sensibilizzazioni come il polistes dominulus, un tempo tipica solo dell’Europa mediterranea, si sta diffondendo nell’Europa del Nord. È una “buona notizia” solo per la nostra economia per il fatto che nessuna industria farmaceutica del nord Europa produce “vaccini” salvavita per il polistes dominulus mentre li produce una industria Italiana!